Conferenza di Milano: le imprese chiedono di cambiare passo verso lo sviluppo sostenibile. Cronaca e documenti dell’evento.
“Le imprese e la finanza per lo sviluppo sostenibile. Opportunità da cogliere e ostacoli da rimuovere”, è il tema della conferenza svoltasi martedì 28 all’Auditorium Assolombarda di Milano, nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile.
Dall’incontro è emersa la richiesta al Governo di accelerare la transizione dell’Italia a uno sviluppo sostenibile e di aprire un tavolo di lavoro su questo tema presso la presidenza del Consiglio. Per la prima volta, le dieci associazioni imprenditoriali più rappresentative, tutte aderenti all’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), hanno indicato in un documento congiunto le linee di azione necessarie per accelerare il passo verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
All’evento di Milano sono intervenuti molti dei protagonisti del mondo economico e figure emergenti dell’imprenditoria italiana. La registrazione integrale dell’incontro è disponibile qui.
Dopo i saluti di Antonio Calabrò (vicepresidente di Assolombarda) e di Marco Granelli (assessore alla Mobilità e ambiente, comune di Milano) il presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini ha sottolineato l’importanza dell’Agenda 2030 per il mondo delle imprese. “La sostenibilità è sempre più considerata un fattore strategico dalle imprese oltre ad essere un importante elemento valoriale e reputazionale”, ha dichiarato Stefanini. “Allo stesso tempo, il mondo della finanza guarda con sempre più attenzione a realtà imprenditoriali innovative, rispondenti ai criteri Environmental, Social and Governance (Esg). Tali criteri obbligano a un cambiamento di prospettiva e a investire non tanto nell’ottica di un vantaggio immediato, ma in una prospettiva di medio-lungo termine”.
Stefanini ha poi riassunto i risultati di una recente indagine di Eumetra: il 72% delle persone ritiene che le imprese dovrebbero occuparsi seriamente di sostenibilità e il 67% ritiene giusto che le imprese, di qualsiasi dimensione (ma soprattutto le grandi), tengano conto degli Obiettivi di sviluppo sostenibile anche se ciò dovesse significare un aumento dei prezzi dei prodotti o dei servizi. Tuttavia, permane un bel po’ di scetticismo: infatti, il 48% degli italiani pensa che le imprese si occupino di sviluppo sostenibile perché hanno qualcosa da farsi perdonare, mentre il 38% ritiene che occuparsi di sostenibilità sia nell’interesse dell’impresa stessa.
Nella sua relazione, il presidente di FeBaf Luigi Abete ha affrontato il tema del rapporto tra intermediari finanziari e sviluppo sostenibile. “Bisogna riconoscere”, ha detto Abete, “che sono stati fatti notevoli passi avanti sul sentiero della sostenibilità sia in termini di cultura che di azione. Questo si deve anche ai soggetti politici a livello sovranazionale e in questo contesto l’Europa può andare a testa alta. Anche i fatti degli ultimi giorni dimostrano che i temi dell’ambiente, del verde, della sostenibilità non richiamano solo l’attenzione dei giovani ma del cittadino medio europeo. Questo è un segnale molto positivo, una scelta vincente che dobbiamo sottolineare”. Anche le imprese finanziarie hanno capito che per avere un futuro gli investimenti devono essere sostenibili. L’esclusione da parte di molti intermediari di settori come il carbone e il tabacco, la diffusione dei Green bond, la cultura del costo finanziario più basso per le imprese che si attengono ai parametri di sostenibilità dimostrano che la sostenibilità stessa è diventata una precondizione per fare impresa.
Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha ripreso il concetto di “fabbrica bella” già enunciato da Calabrò. “L’ASviS mette insieme molte nostre associazioni in un percorso di identità culturale che interpreta il ruolo di rappresentanza dei corpi intermedi e considera l’impegno e la responsabilità come elementi sostanziali. Sappiamo bene che la sostenibilità è un fattore di competitività. L’industria italiana e tra le più sostenibili in Europa. Guardare agli Obiettivi di sviluppo sostenibile significa comprendere un punto essenziale della questione industriale, che fa dell’impresa l’alleato naturale della cultura della sostenibilità. Per questo abbiamo firmato il patto di Milano”. Oggi il bilancio integrato ci permette di proporre una visione delle imprese rispetto alla società che guarda al futuro valorizzando gli asset intangibili.
Paolo Glisenti, Commissario generale d’Italia a Expo 2020 Dubai, ha messo in evidenza come il Padiglione Italia sarà realizzato in modo da sottolineare l’impegno del sistema Paese sui temi della sostenibilità.
La prima tavola rotonda, sul tema “La sostenibilità come modello di consumo e di business. Esperienze, ostacoli e prospettive”, è stata moderata da Laura La Posta (Sole 24 Ore). Sono intervenuti: Luca Bernareggi (presidente di Ancc-Coop); Carlo Cimbri (amministratore delegato di Unipol Gruppo); Patrizia Grieco (presidente di Enel); Fabrizio Palermo (amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti); Marco Tronchetti Provera (amministratore delegato di Pirelli).
Il secondo dibattito, “Come rimuovere gli ostacoli per fare delle imprese il motore dello sviluppo sostenibile: le proposte delle associazioni imprenditoriali”, è stato condotto da Elisa Petrini (Impronta Etica, coordinatrice Gruppo di lavoro Patto di Milano). Hanno partecipato: Elena Calabria (vicepresidente di Cna Nazionale); Patrizia Di Dio (presidente Terziario Donna e incaricata per la sostenibilità di Confcommercio); Mauro Di Zio (vicepresidente nazionale di Cia – Agricoltori Italiani); Elisabetta Falchi (vicepresidente di Confagricoltura); Anna Gervasoni (direttore generale di Aifi, membro FeBaf); Marco Granelli (vicepresidente vicario di Confartigianato); Mauro Lusetti (presidente di Alleanza cooperative italiane); Rossana Revello (coordinatrice Gruppo tecnico Rsi di Confindustria); Alessandro Russo (vicepresidente di Utilitalia).
L’ultima tavola rotonda della mattinata è stata dedicata al tema “La leva della finanza per transitare a un nuovo modello di sviluppo”. Moderatore Marco Girardi (di Avvenire); sono intervenuti Francesco Bicciato (segretario generale del Forum per la finanza sostenibile); Sara Lovisolo (Technical expert group on Sustainable finance); Giovanna Melandri (presidente di Human foundation, Board of trustees del Global steering group for impact investment); Fabrizio Saccomanni (Presidente di UniCredit).
La sessione pomeridiana si è aperta col keynote speech su “Cultura, imprese e futuro” di Oscar di Montigny, divulgatore dei principi dello Sferismo e della Economia 0.0, basato sul principio della responsabilità collettiva. Un discorso ricchissimo di stimoli e accompagnato da slide di particolare bellezza.
L’ultima tavola rotonda della giornata, sul tema “Innovazione, diversità, formazione e sostenibilità” ha visto la partecipazione di: Mauro Del Barba (presidente di Assobenefit); Barbara Falcomer (direttrice generale di ValoreD); Maurizia Iachino (Presidente Fuori Quota); Patrizia Lombardi (Politecnico di Torino, coordinatrice della Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile); Marco Nicoli (Ocse); Diva Tommei (Ceo di Solenica). Il dibattito è stato moderato da Enrico Giovannini che ha poi concluso la giornata di lavoro con le sue considerazioni.
Nel suo intervento conclusivo, il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini ha esordito affermando che la diversità è un valore. Ha citato l’esempio della Nuova Zelanda, “dove il primo ministro, che è una donna, ha promesso di dare la cittadinanza neozelandese a tutti gli abitanti delle isole del Pacifico che per il cambiamento climatico rischiano di essere sommerse, perché questo è un fatto di giustizia. Ma siamo agli antipodi. Inoltre dopodomani in Nuova Zelanda il premier svelerà il nuovo bilancio, redatto secondo capitoli di benessere e di sostenibilità con cinque principi: la salute mentale con particolare attenzione alla povertà minorile; le disuguaglianze; le minoranze culturali e linguistiche; l’adattamento all’era digitale; l’adattamento alla transizione a bassa intensità energetica”.
Giovannini ha ricordato che il Festival ha superato la quota di 1000 eventi in tutta Italia, a conferma del diffondersi di una cultura orientata alla sostenibilità e ha enunciato sei punti prioritari.
1) Il 2021, quando si terrà il G 20 in Italia e verranno prese decisioni importanti in materia di finanza per lo sviluppo sostenibile. Inoltre fra il 2020 e il 2021 si terrà l’Expo Dubai; nel 2021 si aprirà il nuovo ciclo settennale dei fondi europei in cui, se la Commissione di Bruxelles farà quanto annunciato, i fondi saranno orientati all’Agenda 2030 e sarà importante agire per non sprecarli e accelerare il cambiamento. Infine nel 2021 i regolamenti della finanza sostenibile dovranno entrare in vigore, cambiando anche i criteri delle scelte aziendali.
2) La richiesta delle Associazioni del Patto di Milano alla presidenza del Consiglio, per un tavolo di discussione sullo sviluppo sostenibile a partire dalla prossima legge di bilancio.
3) La riforma della rendicontazione non finanziaria, attualmente limitata a poco più di 200 imprese oltre i 500 dipendenti, mentre altri Paesi come la Spagna stanno facendo scendere questa soglia per facilitare il riconoscimento della rendicontazione di sostenibilità come fattore di competitività. “Questo è un punto su cui anche noi dobbiamo accelerare”.
4) La finanza sostenibile: i Green bond, gli Outcome bond, tutti gli altri strumenti finanziari nuovi, ma attenzione a non tornare indietro, come rischia di avvenire nel campo del green public procurement, dove si pensa di eliminare i controlli pubblici sotto una certa soglia. Sarebbe un grave errore, perché toglierebbe un vantaggio comparato a chi invece ha investito in questa direzione.
5) La politica fiscale, dove assistiamo a una discussione “tutta novecentesca”, perché non si parla della possibilità di modificare il sistema fiscale per accelerare la transizione verso lo sviluppo sostenibile, per esempio con investimenti in formazione.
6) La formazione appunto indispensabile per preparare le persone ai cambiamenti nel mondo del lavoro. Attualmente il beneficio fiscale per chi investe in capitale umano è limitato alle aziende 4.0, mentre invece va esteso a tutte.
“Condivido una espressione imparata oggi” ha detto infine Giovannini: “I capitali devono essere pazienti, senza pretendere un ricavo istantaneo ma guardando a un’ottica a medio termine. Noi però dobbiamo essere impazienti, come l’impazienza dei giovani, perché non c’è tempo, anche il capitalismo sta cambiando e quindi dobbiamo adeguare le nostre scelte. Dobbiamo investire con capitali pazienti ma dimostrare tutta la nostra impazienza nelle nostre attività”.
a cura di Donato Speroni
Scarica le diapositive presentate da Pierluigi Stefanini
Leggi il documento “Acceleriamo la transizione alla sostenibilità – Le imprese per l’Agenda 2030”