Una grande spinta per cambiare la politica del Paese. L'editoriale di Enrico Giovannini sui risultati del Festival.
Cominciamo dai numeri. Nel 2017, quando l’ASviS lanciò la prima edizione del Festival dello sviluppo sostenibile, ci sembrò un grande successo aver promosso l’organizzazione di 220 eventi in quasi tutte le regioni. L’anno scorso gli eventi furono 702, quest’anno 1059, promossi dai nostri Aderenti, dalle università e dalle scuole, da molte città, imprese, amministrazioni pubbliche e organizzazioni non governative, oltre che dal Segretariato dell’Alleanza e dai suoi Gruppi di lavoro.
A che si deve questo successo? Certamente al grandissimo impegno di chi ci ha lavorato e sostenuto (e di questo ringrazio tutti dal profondo del cuore), ma c’è qualcosa di più che va segnalato: è cresciuta nel nostro Paese la sensibilità ai temi dello sviluppo sostenibile. Che si parli di clima, ambiente, ma anche di diseguaglianze, parità di genere, diritti umani, la risposta dell’opinione pubblica agli eventi del Festival dimostra che tanti italiani sono disposti a “metter mano al futuro”, cominciando dal fatto che del futuro bisogna parlare di più, per operare scelte e farne discendere nuovi comportamenti individuali, priorità della politica, strategie aziendali più lungimiranti.
Tutta questa mobilitazione però, così come quella dei giovani dei Friday for future che l’Alleanza ha sostenuto, ha senso se sboccia in proposte concrete. Questa del resto è la missione dell’ASviS, come dimostrato dai nostri Rapporti annuali, dall’analisi dell’ultima Legge di Bilancio, dal continuo confronto con tutti (e sottolineo tutti) i partiti e movimenti politici dell’arco parlamentare.
Delle numerose proposte emerse nel corso del Festival possiamo qui estrarre solo alcune voci. Siamo stati e continuiamo a essere uno stimolo ai governi perché si coordinino meglio le politiche per l’attuazione in Italia dell’Agenda 2030. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, intervenuto alla conferenza di apertura del Festival il 21 maggio, ha annunciato la costituzione nella Presidenza di una cabina di regia “benessere Italia”. È un fatto positivo, anche perché la sua gestione è affidata alla professoressa Filomena Maggino, persona di grande esperienza, anche internazionale, negli studi sulla qualità della vita. Noi chiediamo che l’efficacia della cabina sia garantita da adeguate misure di governance: un ufficio presso Palazzo Chigi con personale dedicato; un comitato al quale partecipino tutti i ministeri; il coinvolgimento di un gruppo di esperti esterni di alto profilo per consultazione. È importante anche l’impegno del viceministro all’Istruzione, università e ricerca Lorenzo Fioramonti, con la sua lettera ai rettori delle università italiane per sottolineare l’importanza dell’Agenda 2030 e la necessità di azioni conseguenti, nonché con la sua proposta di incardinare sullo sviluppo sostenibile la prossima Legge di Bilancio.
Alla prossima Legge di Bilancio guardano anche le imprese: le associazioni datoriali più importanti, unite da due anni nella Carta di Milano per impegnarsi nell’attuazione dell’Agenda 2030, hanno indicato azioni da intraprendere e chiesto un tavolo di confronto col governo per promuovere un modello economico orientato allo sviluppo sostenibile. Nella stessa direzione si muove il manifesto “Priorità per una transizione ambiziosa, giusta e sostenibile” elaborato dal Gruppo di lavoro dell’Alleanza con la partecipazione di rappresentati dei sindacati dei lavoratori, imprese e organizzazioni ambientaliste, ulteriore esempio di un metodo di lavoro che è alla base del successo della Alleanza. Altri documenti con proposte importanti elaborate dai nostri Gruppi di lavoro sono stati presentati nel corso del Festival: sul lavoro femminile, sull’Agenda urbana, sull’economia circolare, sulla gestione delle risorse idriche, sulle disuguaglianze e la giustizia sociale, sulla cooperazione internazionale e sulla misurazione del benessere. Da questi lavori prenderà le mosse la nostra azione di proposta e di confronto con le istituzioni nei prossimi mesi, come già annunciato nel corso dell’evento di oggi alla Camera dei Deputati.
Altrettanto importanti sono le realizzazioni e le proposte nel campo dell’educazione e della formazione allo sviluppo sostenibile. È un grande successo il disegno di legge già in corso di approvazione sulla educazione civica, che include l’Agenda 2030 tra le materie di insegnamento. Molto importante è anche il Manifesto dei Rettori, presentato nella conferenza di Udine nell’ambito del Festival, che valorizza l’educazione universitaria per la sostenibilità, recupera il valore dell’etica, assume una forte responsabilità nella formazione dei docenti, riconosce il legame con il territorio.
Nel corso del Festival si è discusso molto anche di Europa, e non poteva essere altrimenti, considerando la coincidenza con le elezioni. Al nuovo Parlamento europeo e alla futura Commissione l’ASviS, di concerto con altre organizzazioni della società civile europea, sottopone una serie di proposte che cambierebbero profondamente il modus operandi dell’Unione, per far sì che l’Agenda 2030 sia riferimento generale delle priorità strategiche 2019-2024. Si richiede anche una nuova struttura di governance e una nuova articolazione del “Semestre europeo”, il processo che scandisce gli impegni e le interazioni tra gli Stati nazionali e le istituzioni di Bruxelles.
La forza della nostra azione dipende dal fatto che l’Alleanza è espressione della società civile, con un metodo e una capacità di lavoro senza precedenti nell’esperienza italiana, e non solo: non lo diciamo noi, ci è stato riconosciuto dall’Onu. Sappiamo però che gli Obiettivi dell’Agenda 2030 potranno essere raggiunti solo se si faranno scelte fondamentali non tra dieci anni ma adesso, con importanti scadenze tra il 2020 e il 2021, sulle quali torneremo a insistere. I giovani, ma anche noi adulti, conosciamo ormai le sfide da affrontare subito. Non abbiamo più tempo: il Festival ce lo ha ricordato con oltre mille voci.
di Enrico Giovannini, portavoce dell'ASviS