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Convegno Energia e Clima: la parola chiave è Ambizione. “Non c’è lavoro su un pianeta morto”
Organizzato da Cgil, Cisl e Uil come evento nazionale del Festival con Tutor GS1, il 31 maggio presso l’Auditorium Cisl di Via Rieti a Roma si è svolto l’incontro “Priorità per una transizione ambiziosa, giusta e sostenibile”. Il convegno ha presentato il Decalogo firmato da tutti i componenti del gruppo di lavoro ASviS Energia e Clima, che delinea una strategia di transizione energetica prodotta per la prima volta congiuntamente da sindacati, aziende e ambientalisti.
Ad aprire i lavori del convegno, incentrato sulle implicazioni sociali della transizione sostenibile, è stata Silvana Roseto, Segretaria confederale Uil, che ha posto l’attenzione sulle nuove sfide, per Italia e l’Europa, che la battaglia per il cambiamento climatico porta con sé. “La transizione verso un’economia sostenibile è un percorso obbligato e imprescindibile, che deve essere però anche giusto”. Per far sì però che questo avvenga bisogna abbracciare tutti gli Obiettivi dell’Agenda e fare in modo che diventi “un’occasione per un nuovo contratto sociale, gestito in modo giusto ed equamente distribuito”. Infatti, “un vero cambio di paradigma verso un’economia sostenibile deve creare lavoro dignitoso e di qualità” sottolinea Roseto.
A seguire l’intervento del portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini, che si è soffermato sul concetto di “ambizione” contenuto nel manifesto. “Bisogna essere ambiziosi, non nascondendo i problemi ma accettando la sfida”. Un traguardo di questa portata richiede un grande impegno: “Questi obiettivi, come quello di mantenere la temperatura al di sotto di 1,5 °C, necessitano di cambiare modello di sviluppo”. Alcuni Paesi sono riusciti in questo compito, riconvertendo il loro tessuto industriale. “La Cina guida la corsa all’energia pulita nonostante sia stata un gigante del fossile, ed è considerata vincitrice della transizione”. In questo senso, tanto un intervento privato quanto pubblico risultano necessari.
Ma questa rivoluzione non può e non deve cadere sulle spalle della forza-lavoro: “Una giusta transizione non può scaricare il peso sui lavoratori, ma deve prevedere un percorso che preveda delle tutele, strumenti ad hoc che possano condurre questo passaggio storico”. Ci sono Paesi che hanno compreso l’importanza del benessere dei lavoratori e dei cittadini, come la Nuova Zelanda, dove la premier Jacinda Ardern ha presentato il bilancio nazionale articolato in base a principi di benessere come eliminazione della povertà, salute mentale e lotta alle disuguaglianze.
A seguire, un contributo video del movimento Strike for Future ha descritto la storia delle proteste giovanili di questi mesi. Tramite brevi interviste ai ragazzi e riprese delle giornate di protesta, ha delineato l’impegno e la dedizione di questo movimento per la questione climatica.
La seconda parte del convegno ha visto una tavola rotonda moderata dal giornalista Roberto Giovannini, presidente della Federazione italiana media ambientali. È intervenuta per prima Maria Grazia Midulla, responsabile Clima ed energia Wwf Italia, che ha richiamato l’attenzione sulla necessità di agire in fretta, poiché: “non esiste posto di lavoro su un Pianeta morto”. Per un cambiamento di questa portata serve però un decisore politico che possa gestirlo. In Gran Bretagna, ad esempio, “c’è un comitato per il climate change perché hanno una legge sul clima”. Senza un tipo di strutturazione statale del genere, è dunque difficile che gli obiettivi si possano portare a compimento. La responsabile Wwf Italia ha sottolineato inoltre l’importanza del “Movimento Greta”, che ha dato una scadenza ben precisa ai decisori politici: il 20 settembre, ovvero tre giorni prima di quando tutte le nazioni Onu si riuniranno per il Summit sul Clima convocato dal Segretario generale Antonio Guterres. In questo summit verranno presentati i progressi compiuti da ogni Paese in vista del 2030. Anche se bisogna ricordarsi che “il mondo non finisce in dieci anni” come afferma Midulla. “Dieci anni è la finestra per trarre tutti i vantaggi, ma non è la fine”. Tra le figure necessarie per questa transizione c’è “il ministero della Pubblica Istruzione” poiché “mancano figure professionali capaci di gestire questo tipo di sviluppo”.
“Bisogna porre il lavoro e l’occupazione al centro del tema dello sviluppo sostenibile”, queste le parole di Toni Federico, responsabile del Comitato scientifico Fondazione sviluppo sostenibile. “Ambizione vuol dire svolgere il lavoro in fretta e in modo deciso”. Ma il lavoro è ancora molto: “Per raccogliere il salto in avanti delle ambizioni di tutti, quello che è arrivato prima dell’accordo non può bastare. Sono richiesti impegni che siano almeno il doppio di quelli espressi”. L’Italia che, come ricorda Federico, si è candidata per ospitare la Cop26 (di grande importanza poiché sarà nel 2020, anno in cui si faranno i conti con i progressi compiuti), ma non ha ancora i mezzi adeguati per questa rivoluzione.
A seguire Daniele Agostini, Head of Low Carbon and European Energy Policies di Enel, che sottolinea quanto il settore privato, in particolare Enel, stia puntando sulla transizione energetica. Per questo tipo di obiettivo serve una “ri-pianificazione totale”, che però sia coadiuvata anche da una vera implementazione. Un buon punto di partenza per l’Italia è “capire dove si hanno le proprie eccellenze e sfruttarle al meglio”. Ad esempio, parlando del settore della mobilità elettrica, evidenzia che “non siamo all’avanguardia nel settore dell’auto elettrica ma in quello dell’auto sì. E su quello dobbiamo agire”.
Alberto Frausin, presidente GS1 Italia, si è concentrato sui vantaggi che il settore del largo consumo può apportare alla logistica green e all’economia circolare, applicando una “circolarità del controllo”. Proprio su questa base si può costruire un concetto di partnership più ampio attraverso un check-up tool tra imprese, ovvero uno strumento che possa misurare il livello di circolarità delle fasi di vita di un prodotto, dall’approvvigionamento fino al consumo e riciclo. “Comunicare e gestire informazioni vuol dire sostenibilità, perché si evitano gli sprechi e si favorisce il riutilizzo e riciclo”. Processi collaborativi sostenibili possono essere: ottimizzare i carichi e viaggi, collaborare condividendo mezzi e asset logistici e misurare le emissioni logistiche, gestire lo spreco alimentare.
Infine, Federica Casarsa, rappresentante del Forum Finanza Sostenibile, ha evidenziato la necessità di una partnership pubblico-privato, poiché la “sottoscrizione degli SDGs richiede uno sviluppo economico improntato all’efficienza energetica e al tempo stesso una conversione verso paradigmi improntati all’economia circolare”. La Commissione europea si sta adoperando affinché ciò avvenga, ad esempio con il lancio del recente Climate Action Plan.
Angelo Colombini, segretario confederale Cisl, ha chiuso il convegno sottolineando l’importanza degli investimenti. “E’ fondamentale non solo capire quanti soldi ci siano ma come li investiamo”. Ad esempio, tutto il mondo cattolico sta dirottando i fondi da aziende basate su combustibili fossili ad aziende sostenibili. “I 17 Goal sono un problema antropologico ed educativo: è necessario che l’essere umano inizi a guardare oltre il vantaggio finanziario”.
di Flavio Natale